Il 7 novembre scorso, mi sono immerso in Mass Effect: Legendary Edition. Il fatto che fosse proprio il giorno in cui celebriamo la saga di BioWare (per via dell’N7) è stato un caso, davvero. In realtà, la beta di Monster Hunter Wilds era appena terminata, quindi ho deciso di affrontare la mia “pila della vergogna” — quei giochi che compri ma non finisci mai — aspettando il nuovo RPG d’azione di Capcom. Sì, lo ammetto; non ho mai concluso la trilogia di Shepard e del suo equipaggio. Fino ad ora, almeno. Ho appena finito ME1, che si è rivelato un viaggio difficile. Non per la difficoltà, ma perché è invecchiato male.
Un’esperienza di gioco datata
I comandi e le interfacce sono decisamente datati. Alcuni dialoghi fuori da Chora’s Den sembrano un po’ fuori luogo. Certo, ci si abitua col tempo. Le prime ore, però, sono una sfida di accettazione. Devi impegnarti per far funzionare questa esperienza. Dopo l’impatto iniziale dei 17 anni che separano l’uscita originale di Mass Effect dalla data odierna, il resto si rivela straordinario.
Narrativa che compensa i difetti
Mass Effect mi ha colpito per vari motivi. Possiede un senso unico della fantascienza, traendo ispirazione dai classici della sua epoca, come il Consiglio della Cittadella contro l’Alto Consiglio Jedi di Star Wars. Ha azzeccato elementi come il tono e l’ambientazione. Trovo che la gestione dell’equipaggiamento sia molto migliore rispetto a ME2. La classe del tuo personaggio non limita l’accesso a ogni parte dell’arsenale, e non serve grande sforzo per ottenere le migliori attrezzature.
Gameplay non all’altezza
Purtroppo, il gameplay non è all’altezza. Il gamefeel è troppo rigido e legnoso. Shepard non si muove bene tra le coperture, le armi non danno una buona sensazione e i nemici reagiscono in modo poco naturale. Considerando che parliamo di un gioco del 2007, è comprensibile. Tuttavia, già allora Halo 3, una serie consolidata nel genere, offriva un combattimento che anche oggi appare fluido.
Combattimento giustificato dalla trama
All’inizio, i combattimenti risultano stranianti. Con il tempo, però, tutto trova senso grazie a una brillante esecuzione: BioWare giustifica gli scontri. L’assalto ai laboratori di Virmire, ad esempio, è una delle sezioni più intense di Mass Effect. Non si limita a un classico assalto tra i geth per piazzare una bomba, no.
Prima dell’azione, parli con il capo di una squadra di ricognizione Salariana che ti illustra il loro piano d’attacco, i rischi e le azioni necessarie per salvare più alleati possibile. Durante gli scontri con i sintetici nemici, ascolti le comunicazioni radio degli alleati, e le tue azioni influenzano il loro esito. Certi personaggi possono morire se non fai attenzione a questi dettagli.
Entrando nelle strutture, scopri che alcuni Salariani, un tempo amici, sono ora ostili. Questo anticipa il tema del controllo mentale dei Razziatori, che diventa un elemento chiave della trama. La disposizione dei nemici durante la missione è attentamente scelta per completare la narrazione. Anche se i combattimenti sono poveri, la storia ti assorbe e li vivi con intensità.
Una lezione per i giochi moderni
Che cosa significa tutto questo? BioWare ha usato la narrativa per trasformare una sezione potenzialmente noiosa in una delle più interessanti e memorabili del gioco. Questo è notevole. Al contrario, molti giochi moderni vantano azioni più pulite, ma finiscono per alienarti dal contesto, riducendo tutto a dialoghi di sottofondo senza vera immersione.
Ho tardato a entrare come si deve nella saga, ma ne sono soddisfatto, anche solo per aspetti come questo: tecnicamente imperfetto, Mass Effect ha un carisma innegabile.
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